Il Napoli Teatro Festival Italia 2017 portaShakespeare al San Carlo con i personaggi diFabrizio Gifuni, el'Orchestra Sinfonica Abruzzese che esegue due opere diŠostakovič create per Amleto.
Shakespeare al teatro di San Carlo era stato da poco oggetto, sempre grazie al Napoli Teatro Festival Italia: proprio qui Peter Brook ha tenuto infatti una lezione-incontro sul Bardo, che abbiamo seguito e riportato in questo l'articolo. E stavolta Shakespeare torna nella sua migliore posizione, ovvero sul palcoscenico.
Omaggio al Bardo
L’omaggio è originale, per struttura e realizzazione: il Concerto per Amleto, proposto lunedì 26 giugno al Teatro di San Carlo di Napoli, nasce dalla collaborazione con l'Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Rino Marrone, e si compone della voce di Fabrizio Gifuni e delle musiche scritte da Dmitrij Šostakovič per due distinte occasioni: lna suite op.32 per un'edizione teatrale di Amleto del 1932, firmata dal regista e scenografo Nicolaj Akimov, e l’opera 116, datata 1964, per il film Hamlet del regista Grigorij Kozintsev, una pellicola che si giovò anche dell’adattamento di Boris Pasternak.
La forma dello spettacolo è dunque quella dell’intreccio vocale e musicale, un racconto misto che poggia su elementi di perizia tecnica che consentono uno svolgimento fluido della costruzione, a cominciare da Gifuni che si lascia attraversare dall’energia del personaggio, un Amleto che con venti diversi interventi recita alcuni passi fondamentali della storia, scelti in maniera da consegnare un inizio ed una fine coerenti e significativi, tali da racchiudere l’opera in una sintesi comprensibile.
Intrecci vocali e musicali
I 45 elementi dell’Orchestra offrono un contrappunto variamente intrecciato, più spesso alternato, con la drammaturgia, formando atmosfere e tappeti su cui liberare una sorta di esplorazione dei personaggi, che sebbene solitari, si aggirano nella storia lasciando intravedere quando Claudio, quando Gertrude, Ofelia oppure Orazio, e forse soprattutto, per un trasporto particolare e per il dipanarsi della storia, nelle parti in cui emergono le figure di Rosencrantz e Guildenstern e del becchino.
Onore al Testo, quindi, ed alle visioni personali sia dell’attore, sia dello spettatore, laddove i numerosissimi spunti psicologici vengono in questo modo offerti con il gusto dell’essenza, quando i pensieri, in questo modo quasi isolati, sembrano dare ragione proprio a Peter Brook, quando invita a pensare ai personaggi come a persone, soggetti aventi vita propria prima di divenire una propaggine dell’autore. Anche se l’autore si chiama William Shakespeare.